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MANIFESTAZIONE 16 OTTOBRE ROMA


lunedì 3 ottobre 2011

Sel e Prc, Nuovo Ulivo e Bce: Bertinotti anima il dibattito

Gli aspetti evocativi innegabilmente ci sono: lo dimostrano titoli come "Fausto dà l'addio a Nichi", oppure "Sel perde il suo padre nobile". E ancora "Contrordine compagni questa sinistra non va più bene", o il titolo tranchant di Libero "Bertinotti rispunta col machete: accompagnare l'aria di rivolta". Legami sentimentali, vecchi e nuovi, che si intrecciano e si sciolgono. Anche questa è la storia della sinistra italiana. Ma ci sono pure aspetti pratici, dal referendum neomaggioritario alla lettera-ordine di servizio della Banca centrale europea, che contrassegnano l'attuale fase politica della sinistra italiana. Unite al più classico degli interrogativi (di leniniana memoria): che fare? Tra nuovi Ulivi, fronti democratici contro il governo Berlusconi-Bossi e approcci al Terzo polo, la discussione è serrata. E se Fausto Bertinotti ribadisce ancora una volta che nessuna delle forze di sinistra italiane lo convince, il diritto di replica richiede di ascoltare chi quotidianamente si impegna all'interno della sinistra. "Pronto?". Dal'altra parte del telefono c'è il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. "Che ne pensi delle osservazioni di Bertinotti?". «Sono d'accordo con Bertinotti sia quando boccia il sistema elettorale maggioritario, sia quando dice che nel contesto dato non è possibile fare un accordo di governo - precisa Ferrero - Sono due motivi che hanno portato alla scissione di Rifondazione del 2008. Il nodo è ormai venuto al pettine: chi ha cercato di far finta che fosse possibile moderare le politiche neoliberiste senza uscirne è rimasto completamente spiazzato dalla crisi. Più che un nuovo Ulivo occorreva una scelta netta, anche in Europa. Non per caso gli unici che si sono opposti alla politica Ue contestandola alla radice sono i compagni della linke in Germania, e del Synaspimos in Grecia». Altro telefonata. All'altro capo del filo c'è Alfonso Gianni, per anni strettissimo collaboratore di Bertinotti, anima ribelle di Sinistra ecologia e libertà, soprattutto fondatore di "Alternative per il socialismo", periodico cui l'ex presidente della Camera ha affidato il suo pensiero sulla fase politica. «L'articolo scritto da Bertinotti sulla nostra rivista è molto più complesso di quanto riportato da alcuni quotidiani - premette Gianni - Detto questo, ci sono posizioni diverse all'interno di Sel, non è un mistero, non c'è bisogno di tirar Bertinotti per la giacchetta». «Il problema di fondo - spiega - è se Sel debba essere o meno un soggetto politico autonomo sotto il profilo ideale e programmatico. Se bisogna parlare di alleanze o di come infilarsi in casa altrui». Esiste la possibilità di dare vita a un nuovo Ulivo o un nuovo centrosinistra? Gianni pensa che «non si possa sottovalutare il dato di un quadro politico europeo in evoluzione». Meno tranchant di Bertinotti. Quanto al referendum, Gianni è esplicito: «Avrei puntato sulla proposta Passigli, un proporzionale corretto alla tedesca anziché su un maggioritario corretto all'italiana. Fausto dice di fare saltare il recinto, il referendum è una gabbia». Gianluca Schiavon è uno dei più giovani membri della direzione nazionale di Rifondazione comunista. Cresciuto nella Rifondazione bertinottina, non nasconde il suo apprezzamento per alcune osservazioni del vecchio segretario del partito. «Un intervento di grande respiro. Bertinotti fotografa l'assenza di democrazia in Europa, e la sinistra prospera solo quando c'è democrazia. Alla luce di scelte antidemocratiche come quelle della Banca centrale europea, applaudita anche dalle forze parlamentari di opposizione, la domanda che ci poniamo è se la sinistra possa andare al governo oppure no». Schiavon si dà la risposta: «Penso che in queste condizioni sia praticamente impossibile andarci». Di più: «Con questo articolo, Bertinotti si mette in sintonia con il movimento che il 15 ottobre sarà in piazza in tutta Europa». Da Napoli risponde Peppe De Cristofaro, ex deputato del Prc, segretario partenopeo di Sel. Lui, che all'epoca delle elezioni amministrative non aveva fatto mistero di preferire la candidatura di Luigi De Magistris a quella di Mario Morcone, la vede così: «Una sinistra che resta alla finestra, che si ritaglia un ruolo marginale non mi convince. Milioni di persone hanno votato per l'acqua pubblica, nonostante il Pd fosse per la privatizzazione dei servizi. I democratici hanno rivisto la propria strategia. Penso che le condizioni per diventare maggioritari nella sinistra ci siano. Faccio un esempio, la patrimoniale. Prima era sostenuta solo dalla sinistra radicale, adesso la vogliono quasi tutti». Conclude De Cristofaro: «La crisi economica ci può paradossalmente consentire una piattaforma più avanzata su un programma che metta insieme forze politiche e movimenti». Ultimo ma non per ultimo Alberto Burgio, professore universitario a Bologna, da sempre voce fra le più ascoltate all'interno di Rifondazione comunista e non solo. «La prospettiva movimentista di Bertinotti non mi convince del tutto - dice subito Burgio - è solo la parte di un ragionamento. Mi spiego: all'espressione spontanea di conflittualità sociale deve corrisponde la capacità politica di forze organizzate. Bisogna lavorare ad una sinergia del sociale e del politico, è questa la chiave perché si determini un dinamica antagonistica. I movimenti senza politica sono costretti in una sussultoria spontaneità. La politica senza movimenti diventa tecnicismo istituzionale». La discussione continuerà, si accettano scommesse.

Frida Nacinovich

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