Da Su la testa
L’Irlanda ed il Portogallo stanno per chiedere l’intervento del fondo Europeo per evitare la bancarotta, in Grecia e Spagna nonostante i tagli draconiani apportati alla spesa sociale la crisi sta riesplodendo ben lungi dall’essere risolta, in Italia e Francia si è in una stagnazione della crisi al ribasso senza nessuna ripresa dei tassi di crescita: la crisi non solo è ben lontano dall’essere risolta ma si sta avvitando in una nuova possibile esplosione. Se questa è la situazione Europea, negli Stati Uniti le misure varate dal Governo Obama, pur essendo diverse dalle politiche di Bush basate sull’indebitamento delle famiglie per ampliare i consumi, non hanno prodotto nessuna ripresa dell’economia americana che continua ad essere terra di esportazione per i prodotti cinesi, infatti si stanno varando dei correttivi che partendo dalla svalutazione della moneta unita a misure protezionistiche sul mercato possano invertire questa situazione. Siamo quindi di fronte ad una crisi mondiale nella quale le scelte operate dalle classi dominanti americane ed europee pur diverse tra di loro, non sono in grado di delinearne una uscita. Questa crisi non ha origini finanziare, le diverse misure prese in questo campo nel mondo ne avrebbero già altrimenti ridisegnato una possibile soluzione, ma strutturali. La globalizzazione neoliberista basata sul dominio del mercato attraverso la totale liberalizzazione dei mercati delle merci e finanziari se da una parte ha favorito la crescita di nuovi soggetti mondiali come grandi protagonisti economici (Cina, Brasile, India, che si sono ribellati al “furto” delle materie prime , che permane invece nei confronti dell’Africa, questo si è reso possibile perché in questi Paesi hanno praticato forti politiche dirigiste di governo delle loro economie ribellandosi al puro dominio del mercato mondiale ) dall’altro ha scatenato una vera e propria “guerra economica mondiale” . L’unica vera via di uscita dalla crisi sarebbe perciò una totale inversione rispetto alle politiche precedenti ridefinendo gli strumenti di Governo Politico Mondiale dell’economia e della finanza con una nuova regolazione delle monete, superando il ruolo esclusivo del dollaro, e ridefinendo macro aree con proprio mercato interno e accordi di regolazione internazionali di rapporto negli scambi tra di loro, cioè di vincoli alla libera circolazione delle merci e delle finanze, invece del dominio del mercato mondiale e della guerra economica sulle esportazioni. Questi vincoli dovrebbero riguardare per quando riguarda la circolazione delle merci l’introduzione del “labour standard”, di un vincolo cioè alla possibile esportazione delle merci legato ad uno standard delle retribuzioni e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che li producono. Un grande obbiettivo in grado di ridefinire una nuova politica internazionalista della sinistra alternativa alle politiche protezionistiche nazionaliste,ed al neoliberismo. Questa proposta se ha un valore su scala mondiale ancora di più lo ha a livello Europeo. Infatti da una parte le scelte che la Commissione Europea sta varando, egemonizzate dalla Germania, tendono ad introdurre un drastico peggioramento dei vincoli dei trattati europei del rapporto tra deficit e PIL fino alla definizione di un meccanismo automatico di tagli dei fondi europei agli Stati , tutto teso ad un abbassamento delle protezioni sociali e delle retribuzioni dei lavoratori che debbono diventare una pura variabile dipendente per favorire la competitività delle merci nelle esportazioni. E’ chiaro che una politica di questo genere favorirebbe la Germania, e le economie ad essa collegate, che vanta il tasso di produttività di sistema più elevato in Europa e produce come abbiamo visto in Grecia, ma anche in Italia tagli alla spesa sociale , ai salari ed ai diritti dei lavoratori drammatici. Queste misure so no state assunte purtroppo con il voto congiunto nel Parlamento Europeo e nelle politiche di singoli Stati sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Ciò non deve impedirci di vedere come queste scelte stiano determinando a livello europeo ed in singoli stati un ripensamento critico seppur oggi largamente minoritario anche in settori della sinistra socialdemocratica. Contro queste misure si sono realizzate in singoli Paesi grandi mobilitazioni e lotte dei lavoratori e delle lavoratrici con diversi scioperi generali in Grecia , Francia e Spagna, ed in Italia con la grande manifestazione del 16 Ottobre indetta dalla FIOM. Si tratta perciò di costruire un movimento di lotta politico e sociale a livello europeo in grado di rimettere in discussione questa Europa, che dopo l’introduzione dell’euro non solo non ha fatto nessun passo in avanti nella costruzione di una Europa Politica e Sociale ma si delinea oggi con le proprie scelte il vero baluardo mondiale della globalizzazione che ha generato questa crisi. Il prossimo Congresso del Partito della Sinistra Europea deve essere una occasione importante per rilanciare una iniziativa politica e sociale, a partire dalla necessità che le manifestazioni già proclamate dalla Confederazione Europea dei Sindacati sfocino nella proclamazione di uno sciopero generale europeo per la conquista di diritti e salari europei. Ed incalzando sul piano politico le forze dell’internazionale socialista oggi subalterne alle scelte neoliberiste. In Italia queste politiche hanno avuto una ulteriore aggravamento nelle politiche realizzate da Berlusconi e Marchionne. Da una parte le scelte fatte dalla Fiat a Pomigliano , poi diventate egemoni in Federmeccanica e Confindustria, dall’altra le scelte di politica economica del Governo coerenti con le politiche europee, Tremonti e la Lega sembrano essere oggi i più convinti europeisti, e l’attacco realizzato allo Statuto dei diritti dei lavoratori attraverso vari provvedimenti legislativi e per ultimo con la proposta dello statuto dei lavori. Queste politiche si configurano come un vero e proprio attacco alla Costituzione ed al ruolo “fondativo” che il lavoro in essa ha. Tutto ciò è stato possibile fino ad oggi anche per la disponibilità di CISL e UIL a ridefinire un ruolo del sindacato come gestore istituzionalizzato di queste politiche invece che, come nella tradizione del sindacalismo italiano, soggetto di auto/organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici che attraverso il conflitto contribuisce a realizzare diverse politiche economiche e crescita dei salari e dei diritti. Oltre alla divisione sindacale ha pesato il vuoto di opposizione politica del P.D. che pone il problema della cacciata di Berlusconi, ma che non è portatore come la socialdemocrazia in Europa, di una proposta di politica economica alternativa di uscita dalla crisi e che perciò è subalterno se non d’accordo con le scelte di Marchionne. La stessa CGIL che non aveva firmato l’accordo sul nuovo modello di relazioni con Governo e Confindustria è priva di una strategia sindacale e di lotta contro queste politiche. Eppure nel Paese vi sono molte lotte che richiedono una unificazione ed una piattaforma generale di risposta alle politiche del Governo e del Padronato. Per questo c’è bisogno della costruzione e della indizione dello sciopero generale nazionale su una piattaforma verificata con la partecipazione democratica dei soggetti interessati. L’unico soggetto sindacale, oltre al sindacalismo di base, che ha ad oggi, prospettato una piattaforma alternativa a queste politiche e costruito una mobilitazione contro questi disegni è stata la FIOM con la grande manifestazione del 16 Ottobre a Roma. Per rispondere alla crisi della sinistra italiana ed alle sue sconfitte bisogna ripartire da qui. Non esiste la “sinistra” se non è portatrice di una alternativa al capitalismo. Così come non esiste una sinistra se incapace di intervenire nella crisi con obbiettivi anche intermedi ed una proposta politica capace di realizzarli attraverso la mobilitazione. Per questo abbiamo avanzato come P.R.C. e Federazione della Sinistra tre terreni d’iniziativa; 1) aderendo all’appello della FIOM, la costruzione di “comitati unitari”che diano continuità ed estensione alla manifestazione del 16 Ottobre costruendoli nei territori, e partendo dalla piattaforma di quella manifestazione realizzarne una articolazione anche territoriale capace di rispondere ai tanti punti di crisi ed unificare le tante lotte di lavoratori, dei precari, studentesche, per il referendum sull’acqua pubblica e contro il nucleare che nel Paese vi sono e che richiedono una diversa politica economica e sociale ed una nuova stagione di democrazia e partecipazione a partire dai luoghi di lavoro. La costruzione cioè di un movimento politico di massa capace di opporsi alle politiche di Berlusconi e Marchionne ed avanzare proposte per un'altra politica economica e sociale. Costruire attraverso un movimento di opposizione la caduta del Governo di centro/destra, capace di ricostruire un nesso tra i problemi del “popolo” e la politica, ed una uscita a sinistra dalla crisi del Berlusconismo invece di assistere al teatrino delle mosse e contromosse politiciste tutte interne al centro/destra o alla ipotesi da contrastare di un governo di transizione che veda insieme parte del centrosinistra e del centrodestra. 2) Costruire l’unità della Sinistra di alternativa. Noi contribuiremo a questo processo con il Congresso Costituente della Fed.della Sinistra che teniamo il 20/21 nov. ’10. Ma ciò non basta. Se la piattaforma della FIOM è stato il punto in cui si è ritrovata tutta la sinistra di alternativa partiamo da lì. Come ha dimostrato lo straordinario risultato di Giuliano Pisapia alle primarie milanesi la sinistra di alternativa unita può vincere, e non penso soltanto all’importante ruolo svolto da SEL e dalla Fed.della Sinistra milanesi ma a quel popolo della sinistra che fa politica in tanti modi che non sono solo i partiti. Costruiamo punti programmatici comuni con cui andare ad un confronto col PD ed il centro sinistra, costruiamo liste comuni della sinistra per le prossime elezioni . L’esito di questo confronto lo valuteremo insieme, non può essere motivo preclusivo a priori ad un lavoro unitario pur essendoci tra di noi valutazioni profondamente diverse sul ruolo del centro sinistra. 3) Alleanza democratica ed in difesa della Costituzione per fermare Berlusconi e Marchionne. Non può la sinistra essere indifferente all’obbiettivo di fermare l’attacco che è in atto alla costituzione ed ai lavoratori, anche se non vi fossero le possibilità di un programma comune del centro/sinistra e della sinistra, cosa assai probabile, proponiamo l’alleanza elettorale per battere Berlusconi. Si tratta per tutti di noi di passare dalle discussioni interne allo sviluppo di queste proposte e forse il destino della sinistra potrà non essere quello della sconfitta.
Augusto Rocchi
Segr.Naz.PRC Resp.Dip.Economia
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