La drammatizzazione della crisi economica chiede uno straordinario impegno al Partito, alla Federazione della sinistra e alla sinistra tutta. L’attacco ai debiti sovrani da parte dei fantomatici ‘mercati finanziari’ squaderna ai nostri occhi un tema di resistenza: la democrazia reale. Proprio la parola d’ordine del movimento degli indignados democratia real ya! risulta essere la parola d’ordine più efficacie contro il bipolarismo coatto, contro l’accordo neo-corporativo firmato da CGIL, CISL, UIL, UGL con Confindustria e contro la militarizzazione della Val di Susa. Partecipando a queste mobilitazioni dobbiamo interrogarci sulla natura dei soggetti che vi partecipano: si tratta di movimenti composti in larga parte di una ‘generazione rabbiosa’ abituata a contrapporsi con forme di conflitto durissime ma parziali, intermittenti, apparentemente non riconducibili al terreno unitario della lotta di classe. La sfida per noi è quindi tanto complessa perché questi movimenti se non trovano una risposta politico-sociale complessiva possono far regredire la lotta a riot o jacquerie. Il compito di fase è denunciare i guasti del neo-liberismo del monopolio del capitale finanziario su quello produttivo e quindi sul lavoro ma, al contempo, sistematizzare un insieme di proposte per offrire un’alternativa politica e sociale accettabile.
La prima battaglia deve essere quella per il sistema elettorale proporzionale, per il rilancio del ruolo delle assemblee elettive quindi contro questa legge elettorale ipermaggioritaria anticostituzionale che ha portato il sistema bipolare ad essere un premierato di fatto. Si tratta di affermare con il proporzionale la dignità delle nostre proposte di governo: espulse dall’agenda politica perché siamo una forza politica extraparlamentare ma, soprattutto, perché siamo autonomi dal centro-sinistra. Il PRC è quindi una forza di governo che si confronterà con il resto del centro sinistra sui programmi e per la quale la mancata partecipazione ad un Governo nazionale “non è un auspicio ma una previsione” se purtroppo il PD sceglierà una discontinuità a Berlusconi ma una continuità alle politiche liberiste.
La seconda battaglia combina la proposta economica redistributiva, che si contrappone alle manovre classiste e antipopolari di tutti i governi europei, con la richiesta di democrazia sui luoghi di lavoro nei quali i lavoratori possano votare gli accordi efficaci nei loro confronti.
La terza battaglia di democrazia scaturisce dalla vittoria referendaria e si sostanzia nella possibilità da parte delle cittadine e dei cittadini di partecipare alle decisioni sui beni comuni. Si tratta di costruire territorio per territorio aggregazioni popolari che controllino la gestione dell’acqua, dell’ambiente, dei rifiuti, della mobilità, della cultura contrapponendo alla logica dei tagli lineari quella della difesa dei diritti e denunciando anche gli sprechi delle troppe società gestite in maniera clientelare.
Sono nel vivo di queste tre battaglie potrà avvenire il rilancio del Partito, e della Federazione, grazie a un congresso unitario. Un congresso aperto ai soggetti sociali che per questa via vogliano rilanciare la sinistra cacciando Berlusconi.
Gianluca Schiavon
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